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I buoi e i cavalli

Il bovino istriano di razza podolica fu portato in queste zone dagli Unni. Fu usato dai nostri antenati soprattutto come animale da traino per la coltivazione dei campi e vigneti. Con lo sviluppo economico nei decenni scorsi questo bovino è stato sostituito dai trattori e così questa razza, un tempo dominante nelle zone dell’Istria, si è estinta in Slovenia. Un centinaio d’anni prima che i macchinari apparissero essi mantenevano le famiglie, ed erano indispensabili per tutti i tipi di lavori.

Dopo lunghi anni di sforzi, con l’aiuto dell’ambulatorio veterinario di Capodistria,  associazioni locali ed il Comune di Capodistria, nell’estate del 2007, siamo riusciti a reintrodurre il bovino podolico nell’Istria slovena, portandoli anche in Val Stagnon dove ci aiutano a mantenere la vegetazione primaria e contemporaneamente ci fanno riemergere ricordi di periodi passati, quando la convivenza  tra uomo e animale era quotidiana; per di più rendono felici i visitatori!

Primo, foto: Nataša Šalaja

Il bovino podolico è un animale da lavoro, immune -da malattie- e molto resistente alla fatica, versatile nel lavoro, modesto nell’alimentazione, di un temperamento vivace ma molto legato all’uomo. Può vivere fino a vent’anni o più, arrivando a pesare fino a mille chilogrammi; ha zoccoli solidi, dal passo lungo e lento. Nel passato gli venivano applicate delle sfere di ottone sulla punta delle corna per evitare che ferissero le persone o altri animali.

I cavalli Camargue provengono dalle paludi della foce del Reno in Francia, dove vivono liberi allo stato brado. La razza è di origine molto antica e mediante incessante selezione naturale si è adeguata alla vita nelle paludi. All’inizio degli anni novanta del secolo scorso, furono portati dalla Francia nella Riserva naturale delle foci dell’Isonzo in Italia, da dove in seguito li abbiamo portati anche in Val Stagnon. I piccoli puledri appena nati sono neri o di un colore grigio scuro mentre da adulti diventano bianchi.

Rižana in compagnia dell’airone guardabuoi, foto: Mirko Kastelic